Classici in edicola

La classifica dei libri più venduti da Ibs negli ultimi 15 giorni vede al secondo posto “Cinque indagini romane per Rocco Schiavone” di Antonio Manzini”, al terzo posto c’è “La scala di ferro” di George Simenon, seguito da “Noli me tangere” di Andrea Camilleri. Tre noir-gialli-thriller nei primi quattro titoli (per la cronaca: al secondo posto c’è “Il nome di Dio è Misericordia” di Papa Francesco). Come dire: la passione per il delitto non accenna a diminuire. E, al di là delle mode passeggere, ad esempio l’invasione degli autori nordici, e svedesi in particolare, le case editrici osano proporre manciate di esordienti, con attenzione per i narratori italiani. Le classifiche parlano, anche di classici, a partire appunto da George Simenon, non solo come papà di Maigret.
A questo proposito va dato merito al “Corriere della sera” che da alcune settimane sta mandando in edicola le ristampe di alcuni fra i titoli dell’età dell’oro del giallo anglosassone. È una preziosa collaborazione con Marco Polillo e le sue collane, in particolare con “I bassotti”. Il piano editoriale prevede venti titoli di autori che stanno a metà fra i “padri fondatori”, come Edgar A. Poe e sir Arthur Conan Doyle; e colossi come Agatha Christie. Scrittori vissuti a cavallo fra l’Otto e il Novecento che hanno “strutturato” e portato nell’età contemporanea un rapporto antico come il mondo, quello fra il mistero e l’uomo in grado di risolverlo.

Enigma
Si è partiti con “L’enigma dell’alfiere” di S.S. Van Dine e il suo nobile Philo Vance: è un romanzo impeccabile, quarto dei dodici con il medesimo protagonista. Sono seguiti “La signora scompare” di Ethel Lina White, portato sullo schermo nel 1938 da Alfred Hitchcock; “L’uomo nella cuccetta numero 10”, capolavoro di Mary Robert Reinhart; e “Assassinio nella brughiera” di J.S. Fletcher, con un’ambientazione che somiglia a quella in cui ululano i cani (apparentemente) demoniaci de “Il mastino dei Baskerville” di Conan Doyle. Il 17 febbraio sarà la volta di “L’assassino invisibile” di Rupert Penny del 1941.
In più di un’occasione non si tratta di “semplici” indagini, ma dei segnali di un’evoluzione del giallo verso il noir e il romanzo psicologico, con risultati di grande qualità. Cambiano, ad esempio i caratteri dei protagonisti e fra gli investigatori arrivano anziane signore (che preannunciano Miss Marple), dandy geniali anche se pomposi e antipatici (Philo Vance,appunto), criminologi e giornalisti. I poliziotti “di mestiere” tardano a entrare in scena, se non come comprimari un po’… tonti. È una vecchia storia: le “forze dell’ordine”, nel mondo anglosassone, sono ancora vissute come antagonisti del popolo, come fossero sempre i gendarmi del Re, quelli che riscuotono le tasse a suon di manganellate. Eredi dello sceriffo di Nottingham, insomma. Gli autori, per conquistare il pubblico della nuova borghesia e delle classi lavoratrici, scelgono così di far fare loro pessime figure, in una sorta di vendetta della letteratura sulla realtà. Vale la pena appuntare l’uscita numero 11, “La maschera bianca” di Edgar Wallace (1930), autore instancabile che ha firmato 175 romanzi; ma che, con il regista Merian Cooper, ha anche creato un mito del cinema, King Kong.

MascheraBianca
L’ultimo titolo della serie proposta dal “Corrierone” sarà “Il mistero del villaggio” di John Ferguson, con il suo criminologo londinese Francis McNab. Una serie tutta da (ri)leggere.

Nevio Galeati

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