I libri di GialloLuna – “In morte di una cicala” di Maria Silvia Avanzato

inmortediunacicalaAzzurra e Barbara sono compagne di scuola. Per Azzurra, Barbara è anche l’unica persona che possa chiamare amica. Per Barbara, Azzurra è un punto di riferimento: disprezza la sua vita da ragazzina piccolo borghese, ma è a lei che si rivolge quando i guai causati dalla droga e dal vivere in strada raggiungono il limite.

Siamo negli anni Ottanta, in una Bologna che cerca di celare la sua anima paesana dentro un guscio da metropoli.

Un giorno, dopo l’ennesima fuga, Barbara non da più notizie di sé. Azzurra arriva al diploma e, con il cuore spezzato da una relazione con un suo insegnante, si rifugia a Cima d’Argile, il paese da cui Barbara cercava disperatamente di fuggire. Azzurra vorrebbe ritrovarla, quell’amica, perché non crede alla sua morte, come invece le è stato raccontato.

Nel romanzo “In morte di una cicala” (Fazi Editore) Maria Silvia Avanzato dipinge atmosfere da gotico rurale. Cima d’Argile è un paesino – inventato – arroccato sulle colline e circondato da un fiume. La lontananza dalla città, più che fisica è metafisica: Bologna si intuisce vicina, ma come separata da Cima da una cortina di nubi, pioggia e, soprattutto, da quel fiume che nel tempo sembra divorare il villaggio e i suoi abitanti. E’ un paese di vecchi che giocano a carte al bar, spiano dalle persiane e conservano gelosamente segreti. E’, soprattutto, il paese in cui la ex diva Ilda Granato ha deciso di trascorrere la vecchiaia con il marito e la badante polacca, in una casa che, come lei, conserva solo poche tracce di un passato fastoso. Ed è proprio nella dépendance di questa villa che Azzurra va ad abitare, desiderosa di ritrovare quella che continua a considerare la sua unica amica.

La storia viene raccontata in soggettiva attraverso il punto di vista di tre personaggi diversi e si compone come un puzzle davanti agli occhi del lettore, che non è mai a conoscenza di qualcosa in più rispetto ai protagonisti di cui segue le azioni. La scrittura è fluida, forse troppo barocca nella prima parte, dove l’uso di aggettivi e metafore può risultare a volte eccessivo, ma si fa più asciutta e tesa da metà romanzo. Il finale è sorprendente, ma non ingannatore: l’autrice è stata brava nel tessere i fili di una trama noir credibile senza mai rivelare troppo o introdurre elementi fuori posto.

Vania Rivalta

Maria Silvia Avanzato è stata ospite della tredicesima edizione del Festival GialloLuna NeroNotte.

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