Il libri di GialloLuna – “Il sangue dei fratelli”

Il 26 ottobre 1925 una squadraccia fascista entra in un tempio massonico e lo devasta: l’obiettivo è appropriarsi dell’elenco degli iscritti alla Loggia. Interviene la polizia, con in testa il commissario Italo Neri, affiancato da due agenti, Pietro Gualandi e Nicola Artuso: i fascisti devono fermarsi e andarsene, non senza aver prima minacciato tutti. La mattina dopo, però, due di quelle camice nere vengono trovate uccise proprio nel tempio. Inizia così “Il sangue dei fratelli”, gradevolissimo romanzo d’esordio di Maurizio Mariani e Vito Ronchi (Sbc Edizioni).

È un thriller storico ambientato in una non meglio definita città emiliana e siamo nelle zone narrative di “Fez, struzzi e manganelli”, la bella antologia curata dieci anni fa da Gianfranco Orsi per Sonzogno, e purtroppo fuori catalogo. In quel libro, venticinque fra i migliori giallisti italiani avevano realizzato uno spaccato dell’intero Ventennio fascista. Le pagine di Mariani e Ronchi offrono un quadro del primo periodo di quella dittatura (è il periodo della persecuzione della Massoneria, che culminerà  con la promulgazione della legge contro le “libere associazioni”, viste come un pericolo per il Duce), analizzata attraverso i meccanismi e le regole – perfettamente rispettate – del romanzo poliziesco. Il duro e puro commissario Neri non segue però, come vorrebbero i gerarchi, esclusivamente la pista più facile, ovvero quella di una “vendetta” dei fratelli della Loggia. Vuole capire cosa sia successo davvero, nonostante la milizia pensi subito di aver trovato il colpevole. E ci riuscirà grazie a un’indagine minuziosa (quasi “non autorizzata”, vista la posizione del Federale, e citando il romanzo di Carlo Lucarelli, ambientato nello stesso periodo). Fondamentale il ruolo delle donne, descritte con attenzione e grazia, credibili e affascinanti. Il finale sorprende… per la logicità e il rispetto del lettore, che è stato in ogni caso “portato in giro” dalla bella trama. Che propone, tra l’altro, anche un percorso iniziatico, che solo gli iscritti al Grande Oriente riescono a interpretare. Ma anche questo fa parte del mistero e del fascino del libro.

Tre annotazioni; a differenza degli autori, corretti e, come dire, bipartisan, io sto dalla parte di Alan D. Altieri, scrittore delle apocalissi che, nella citata antologia di Sonzogno, ha proposto il racconto “L’unico fascista buono (è quello morto)”. Ma si sa che abitualmente mangio i bambini… Poi l’edizione poteva essere curata meglio, data la qualità del romanzo. Infine l’annotazione più importante: i diritti d’autore sono devoluti in beneficenza alla onlus “Asili Notturni” di Torino, che gestisce una serie di servizi per i senzatetto.

Nevio Galeati

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