Rilanciamo l’articolo pubblicato sul numero del 21 maggio di “Ravenna & Dintorni” [trovate la versione in pdf qui ]. Mentre stiamo valutando come proporre la 18esima edizione di GLNN, come sempre in autunno, le schede di lettura di alcuni romanzi, e anche la semplice segnalazione delle nuove uscite, ci sembrano un modo per mantenere i contatti con il pubblico e i lettori. Intanto stanno arrivando i racconti per il concorso riservato agli inediti, che vede ancora una volta la collaborazione del Giallo Mondadori. Non ci fermiamo, ci mancherebbe!
L’INVERNO PIÙ NERO di Carlo Lucarelli

La copertina del nuovo romanzo di Carlo Lucarelli
Achille De Luca: commissario, sbirro, vicecomandante della polizia politica; per un periodo è anche “il miglior poliziotto d’Italia”. Poi resta invischiato, nei primi anni Cinquanta, in una vicenda di spionaggio: è il suo ritorno in scena, del 2017: Intrigo italiano. Oggi, trent’anni dopo il primo romanzo che lo ha visto protagonista – Carta bianca – eccolo alle prese con tre omicidi nella Bologna del dicembre 1944, L’inverno più nero (Einaudi, marzo 2020).
Carlo Lucarelli è un grande scrittore, oltre che sceneggiatore e curatore di preziosi approfondimenti televisivi. È quindi evidente come non ci si debba stupire se la città in cui il protagonista si muove sia descritta con precisione e affetto, grazie a una documentazione storica imponente. D’altra parte, al sesto capitolo dedicato al suo primo – e forse più celebre – personaggio, Lucarelli può… fargli fare quello che vuole. Forse lo ha reso più fragile e soprattutto la paura che lo prende allo stomaco, che porta sudore freddo e ansia, è divenuta via via una caratteristica sempre più importante. D’altra parte, quando inizia il romanzo, l’1 dicembre ’44, mancano quattro mesi alla liberazione della città, e il sangue scorrerà ancora per le strade e sotto i portici. Tre morti, tre indagini, tre parti del romanzo. Tre omicidi in una sola notte, nell’arco di poche centinaia di metri uno dall’altro; e attorno ai quali si mescolano interessi fra loro del tutto diversi: dai nazisti ai partigiani. Ci sono liquori, donne affascinanti, lavanderine, ufficiali tutti d’un pezzo, carogne vere e proprie, che sanno solo torturare e ingannare. De Luca, che non prende posizione ma “fa il poliziotto” (anche se all’inizio inquina la scena di un crimine, per far indagare in una direzione di comodo), arriva a capo di ogni mistero.

La Sperrzone di Bologna, 1944, Porta Santo Stefano
Carlo Lucarelli racconta ogni storia, e “la” storia dei quei giorni, con una scrittura fluida e ipnotica, che risucchia nelle pagine e ti rende difficile abbandonare la lettura. Un grande scrittore, non c’è dubbio.
Due appunti, che non intaccano la forza e la qualità del romanzo. I brani di cronaca tratti dal Carlino che, come nel romanzo precedente, aprono i capitoli. Note per contestualizzare la vicenda? Vezzi per mostrare la quantità della documentazione? Non importa: se ne poteva fare a meno. Infine qualche refuso di troppo, come “premesso” invece di “permesso”; o, addirittura, nelle note di pagina 303: “finito di scrivere a Libreville (Gabon), sabato 7 dicembre 2020, ore 9:26”. Come dire… opera aperta.
Nevio Galeati