«Da ragazzino pensavo di fare lo scrittore. Perché poi sono diventato un poliziotto? Pensavo che quello dello scrittore non fosse un mestiere». Antonio Fusco esordisce così, quando gli si chiede di spiegare come sia arrivato a scrivere “Ogni giorno ha il suo male”, il romanzo d’esordio poi pubblicato da Giunti di Firenze. L’interesse per la scrittura, racconta, maturato nella figlia minore Maria Chiara, studentessa liceale, è stata la molla che lo ha portato a scrivere. «Le avevo consigliato di partecipare alla rassegna degli ‘Amici del giallo’. Era il giugno del 2012. Ebbi la folgorazione della trama, lei poi non lo fece più, mentre a me quella storia è rimasta dentro. Mi sono reso conto che, scrivendo, il caso del commissario Casabona procedeva con incastri naturali e l’ho lasciato vivere».
Il libro si apre con la legge del karma e si conclude con un passo del Vangelo di Matteo (6, vv. 25-34), il discorso della montagna di Gesù, che poi dà il titolo al romanzo.
Napoletano, 50 anni, Antonio Fusco è in polizia dal 1988. Nel 2000 arriva in Toscana (dopo aver prestato servizio nei Commissariati di Roma e Napoli) e oggi dirige la Mobile di Pistoia con la qualifica di Vice Questore Aggiunto. È sposato e padre di due figli. Partecipa frequentemente a convegni in qualità di relatore esperto delle tematiche di lotta alla violenza sulle donne e alla pedo pornografia e ha pubblicato, tra gli altri, studi su riviste specializzate in materia di attività investigativa e ricerca di persone scomparse.
Ha conseguito il Master di secondo livello in Criminologia Forense, l’Abilitazione all’esercizio della professione forense presso la Corte d’appello di Napoli e ha frequentato il Corso di Analisi Criminale alla Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma.
Mercoledì 1 ottobre, ore 18.00, Caffè Letterario, Via Diaz 26
Carlo Mazza è nato a Bari nel 1956, dove ha sempre vissuto. Lavora in banca da 35 anni e si è occupato di organizzazione e gestione dei rischi. Tra i propri interessi, ha praticato attività politica e ha coltivato la scrittura teatrale, dedicandosi alla drammaturgia di ispirazione religiosa.
Con il personaggio di Antonio Bosdaves, ispirato ai suoi trascorsi militari, ha pubblicato per la collezione Sabot/age delle Edizioni e/o, i polizieschi “Lupi di fronte al mare” (2011), incentrato sulle relazioni tra politica, finanza e sanità, finalista al “Festival Mediterraneo del Giallo e del Noir” 2012 e tradotto in lingua spagnola dalle Ediciones Seronda; e “Il cromosoma dell’orchidea” (2014). Sullo sfondo di una partita che contrappone angeli e demoni e ha come posta la salvezza ambientale, agiscono personaggi vibranti e intensi, animati da lucenti passioni o soggiogati dalla carnalità, in una corsa scintillante verso la rivelazione finale. Il tutto partendo dal suicidio (presunto) di un amico del protagonista, politico votato alla salvezza dell’ambiente naturale e, quindi, della propria terra. Una vicenda che narra la realtà accecata del Sud, con lo sguardo consapevole di chi ne fa parte e ha scelto di restarvi.
«Il cognome del protagonista – spiega Carlo Mazza – rimanda ai miei ricordi adolescenziali: c’era un giocatore argentino del Verona che si chiamava così. Il nome del Capitano, viene da lì. Mi piaceva la musicalità ondosa del suono. A dispetto della provenienza, il mio capitano ama poco il gioco di squadra. D’altra parte, e cito Visconti, i corvi volano a stormi, l’aquila sempre da sola. L’intenzione è di scrivere un altro romanzo con Bosdaves, per comporre una trilogia».
Lo stile di scrittura di Carlo Mazza è stato oggetto anche di una ricerca linguistica (“Puglia in Noir” di Maria Carosella, Società di Storia patria per la Puglia, 2013).
Sabato 4 ottobre, ore 18.00, Casa Melandri, via Ponte Marino
Nato a Cremona nel 1964, dopo le scuole medie Sandrone Dazieri lascia la propria città per trasferirsi a San Pellegrino Terme, dove studia come cuoco. Con la maturità si sposta a Milano e si iscrive a Scienze Politiche. Nel 1994 lascia l’università senza laurearsi, il lavoro di facchino che ha sostituito quello di cuoco, e si avvicina all’editoria. Comincia a collaborare con il quotidiano “il manifesto”, come esperto di controculture e narrativa di genere. Dopo la pubblicazione nel 1999 del primo romanzo “Attenti al Gorilla”, viene chiamato a dirigere Il Giallo Mondadori, poi tutto il comparto dei libri per edicola. Scrive altri romanzi (tra gli altri, “La cura del Gorilla” (da cui è stato tratto il film omonimo con Claudio Bisio), “Gorilla Blues”, “Il Karma del Gorilla”, “È stato un attimo”, “Bestie”, “La bellezza è un malinteso”), un romanzo per ragazzi (“Ciak si indaga”, premio selezione Bancarellino), numerosi racconti, alcuni soggetti per fumetti e sceneggiature per il cinema e la televisione (Squadra antimafia, R.I.S , Crimini, Intelligence). Nel 2004 viene nominato direttore dei Libri per Ragazzi Mondadori, incarico che lascia nel 2006 quando sceglie di diventare scrittore a tempo pieno. Da allora ha collaborato con la Mondadori come consulente per la narrativa, e dal 2012 è responsabile della collana Young Adult di Fabbri. Nel 2014 è uscito “Uccidi il padre” (Mondadori), thriller di straordinaria efficacia, con un’architettura complessa. Al centro tre personaggi: Colomba Caselli è un talentuoso ufficiale di polizia, indebolita nel corpo e nello spirito in seguito a un traumatico evento professionale, ora riprecipitata in servizio su esplicita preghiera del suo capo. Dovrà affiancarsi a Dante Torre, il tristemente famoso uomo del silo, rapito da bambino e tenuto prigioniero in una specie di granaio per 11 anni dal terzo personaggio, l’uomo misterioso soprannominato da Dante Padre. Sandrone Dazieri è sposato, vegetariano e pacifista.
Sabato 4 ottobre, ore 11.00, Mariani LifeStyle, Via Ponte Marino 19
Scrittore, giornalista, regista e documentarista (collaboratore di Carlo Lucarelli in occasione della trasmissione televisiva ‘La Tredicesima Ora’ di Rai3), presenterà il docufilm “Ladri di futuro”.
Giovedì 2 ottobre, Mariani Cinema, ore 21
Nato a Milano nel 1962, giornalista professionista, scrittore, sceneggiatore e consulente editoriale, Franco Forte è sicuramente un autore poliedrico e instancabile. L’esordio risale al 1990, con il romanzo di fantascienza “Gli eretici di Zlatos” (Nord). Poi l’autore passa al cyber-punk con la raccolta di racconti “Chew-9” (Keltia Editrice, 1996). Poi, mentre inizia a farsi conoscere anche come saggista di qualità (per Delos Books pubblica “Il Prontuario dello scrittore”, manuale di scrittura creativa per gli autori esordienti e “Come partecipare ai premi letterari (e vincere)” insieme a Fabrizio Bianchini), Franco Forte dimostra di sapersi muovere nel thriller come nelle pieghe insidiose del romanzo storico. Ecco quindi arrivare “Il figlio del cielo” e “L’orda d’oro” (Mondadori, 2000), da cui trae anche uno sceneggiato tv su Gengis Khan prodotto da Mediaset. E “China Killer” (Marco Tropea Editore, 2000), thriller di ambientazione milanese dai toni forti. Ancora thriller con “La stretta del pitone” del 2005 (Mursia). Non basta, per la collana ‘Segretissimo’ di Mondadori crea il personaggio di Redka ‘Stal’ Starnelov, mercenario moldavo esperto in armi bianche. Escono così i romanzi “Operazione Copernico” (2009) e “L’ombra dei ghiacci” (2011). Poi, con “Il segno dell’untore” (Mondadori, 2012) crea un nuovo personaggio destinato a restare in scena a lungo: il notaio criminale Niccolò Taverna. Così, nel 2014 è arrivata la seconda avventura ambientata nella Milano del Sedicesimo secolo, “Ira domini”.
Franco Forte ha anche curato numerose antologie; ha tradotto romanzi dall’inglese e dal tedesco. Ha firmato anche le serie televisive “Distretto di Polizia” e “RIS: Delitti imperfetti”, e ha scritto la sceneggiatura del film tv “Giulio Cesare”. È direttore responsabile delle riviste Writers Magazine Italia, Robot e Delos Network, il network di siti di Delos Books. Dall’ 1° luglio 2011 è direttore editoriale delle collane da edicola di Mondadori.
Venerdì 3 ottobre, ore 17.30, Librerie Coop, Via Marco Bussato (Centro Esp)
Ore 20.00, Mariani Life Style, via Ponte Marino 19
Sarà ospite, il 24 marzo 2015, dell’appendice del festival GialloLuna NeroNotte all’interno della rassegna Librando, al Tribeca Lounge Cafe.
«Invento storie»: semplice, efficace. Ecco come si presenta Luca Poldelmengo, romano, classe 1973, già ospite di GialloLuna NeroNotte nel 2012. Laureato al Dams, ha proseguito gli studi con un master in sceneggiatura cinematografica e televisiva a Rai Fiction (corso Rai Script). Così la sua prima parte di vita professionale si muove, appunto, attorno al cinema: nel 2005 scrive, produce e dirige il primo cortometraggio “La notte bianca ”, vincitore di alcuni festival. Due anni dopo esce nelle sale italiane “Cemento Armato” (IIF-Rai Cinema): ne firma da solo il soggetto, e con Fausto Brizzi e Marco Martani la sceneggiatura. Inizia poi la collaborazione con Alessia Tripaldi, con la quale scrive la sceneggiatura del film “A 11 metridal cuore ” (2008), opzionata dalla Red Film; il trattamento del film “Viaggio di maturità ”, per la Nauta Film, insieme anche ad Andrea Rovetta (2009) e la sceneggiatura del film “Terrore sui quartieri ”, per la Orisa Produzioni (2010). Intanto nel gennaio 2009 esordisce nella narrativa con il noir “Odia il prossimo tuo”, edito da Kowalski. Il romanzo è finalista al premio Azzeccagarbugli e vincitore del premio Crovi come migliore opera prima. Nel 2012 esce per le Edizioni Piemme, nella collana Linea Rossa, “L’uomo nero”. Il romanzo è finalista al premio Scerbanenco. L’anno successivo “Odia il prossimo tuo” viene pubblicato in Francia nella prestigiosa collana Rivage Noir con il titolo “Le salaire de la haine”. Infine nell’ottobre 2014 arriva il nuovo romanzo, edito dalle edizioni e/o, numero 14 della collezione Sabotage diretta da Colomba Rossi e Massimo Carlotto: “Nel posto sbagliato”. Non basta: nel 2015 “L’uomo nero” verrà pubblicato in Francia di nuovo nella collana Rivage Noir con il titolo “L’homme noir”. Luca Poldelmengo è sposato con Daniela; hanno due figli: Valerio e Lorenzo.
Sabato 4 ottobre, ore 11.00, Mariani LifeStyle, via Ponte Marino 19
Matteo Bortolotti, scrittore e sceneggiatore bolognese, classe 1980, ha esordito nella narrativa con “Questo è il mio sangue” (Colorado Noir, 2005), in cui lancia un protagonista affascinante, Walter Maggiorani, prete decisamente sui generis. Successivamente lavora per cinema e televisione, continuando a pubblicare romanzi e racconti. Con Carlo Lucarelli ha fatto parte della squadra che ha sceneggiato la serie tv “L’Ispettore Coliandro” (RaiDue) e ha firmato una commedia americana, “Ameriqua” (Jabadoo, 2013) con Giancarlo Giannini. Nel 2012 è diventato il protagonista del Premio Carver con “Il Mistero della Loggia Perduta” (Felici Editore). È successivamente tornato al noir con “L’ora nera” (Novecento Editore, 2014), il suo settimo romanzo, teso come “uno stallo alla messicana”. L’azione di quell’opera continua nell’antologia “Fischio finale” (Novecento Editore, 2014) con una nuova avventura degli stessi protagonisti: l’ex Ispettore Murer e lo spietato killer Vincente collaborano per sventare un attacco terroristico allo Stadio di Bologna.
«Se sono diventato uno scrittore – commenta – lo devo prima di tutto a Loriano Macchiavelli, lui mi ha convinto che potevo raccontare storie. Sono uno scrittore. O meglio, sono un giallista. A volte un noirista, ogni tanto sono solo un tizio in giacca verde che si occupa di misteri. Poi ho scritto e/o fatto il content editor per Mondadori, Rizzoli, Garzanti, Castelvecchi, e molti altri. Nel frattempo ho fondato una fra le prime società di contents italiane, l’ho chiusa, poi ho continuato a lavorare come scrittore freelance, come copyrighter, brander, e consulente per il content marketing e la formazione aziendale. Quindi, riassumendo: nella mia vita professionale ho scritto di tutto, oltre alla narrativa. Tutto eccetto le frasi nei cioccolatini». Matteo Bortolotti è stato già ospite di GialloLuna NeroNotte nell’edizione del 2007.
Martedì 30 settembre, ore 18.00, Libreria Liberamente Libri, via L.B. Alberti 38
Sarà ospite il 28 febbraio 2015 all’interno della rassegna Librando. “Giustizia vera e letteraria”, con Michele Leoni, presidente della Seconda sezione penale del Tribunale di Bologna.
Laureato in Scienze Politiche a Bologna, esperto in marketing (dopo il Master, ha trovato lavoro in un’azienda ceramica di Faenza), Giovanni Prodi ha cominciato a scrivere nel 2010, in maniera del tutto casuale. «Un sabato sera un amico mi ha confidato di aver cominciato a scrivere un romanzo e allora mi sono detto: ‘Beh, non male come idea. Perché non provare?’. La cosa buffa è che non solo non avevo mai scritto nulla né avevo mai pensato di farlo, ma negli ultimi anni non avevo più letto romanzi. Mi ero dedicato ai saggi, principalmente di storia, e in modo particolare di storia americana, con una speciale attenzione rivolta alla famiglia Kennedy. È stato quindi naturale ambientare il primo romanzo, ‘Delitto all’ombra di JFK’, attorno ai fatti dell’attentato a in cui venne assassinato il 35esimo presidente degli Stati Uniti. Questo romanzo è ancora inedito, ma la casa editrice Montegrappa, con cui ho pubblicato ‘La Donna di Cuori’, si è detta disposta a pubblicarlo il prossimo anno; e ci sto ancora lavorando. Per completare la documentazione, infatti, nel novembre 2013 sono andato a Dallas in occasione del cinquantenario dell’attentato a JFK».
Intanto, fra marzo 2011e marzo 2012, è nato “La Donna di Cuori”, ambientato attorno ai fatti dell’11 Settembre.
«Questo romanzo ha vinto il premio nazionale ‘Un Fiorino’ del 2013, organizzato dalla casa editrice Montegrappa (di Monterotondo) e il premio era proprio la pubblicazione del libro senza richiesta di contributi. Poi, a maggio 2014, il romanzo ha vinto anche il premio speciale della giuria, sezione romanzi thriller, nell’ambito del concorso nazionale ‘Scriviamo insieme’».
Giovedì 2 ottobre, ore 18.00, Casa Melandri, Via Ponte Marino
Nato a Mondragone (nel 1968), Roberto De Luca è cresciuto e vive in Toscana, sull’Appennino. A diciotto anni si è arruolato nell’Arma dei Carabinieri, per la quale ora svolge servizio a Bologna come maresciallo. Il suo primo romanzo è stato “Insospettabili ombre” (Pendragon 2008), un thriller in cui esordisce il maresciallo Luca De Robertis (quasi un anagramma del nome dell’autore), in servizio a Castello di San Petronio, piccolo comune del Bolognese. È seguito “Adrenalina di porco” (Pendragon 2014), una storia dura, scritta con rabbia e che non vuole essere consolatoria.
«Scrivere – ha raccontato l’autore in un’intervista – per me è un divertimento. E mi serve per non far ricadere nella mia vita privata quello che accade al lavoro. Anche se è nato tutto per gioco, a partire dal nome del mio personaggio. Tutti i giorni, dalla mattina alla sera, ho a che fare con orrori di altre persone che vengono da me oppure che leggo nei fascicoli. Quando succede qualcosa, apro le porte della famiglia di qualcuno senza conoscerlo ed entro a far parte della sua storia. Ma non è una storia bella».
‘Adrenalina di porco’ è il titolo della banda che compie rapine nelle ville. Una banda di italiani, con un capo, Darko, che si finge slavo. «Non volevo creare la solita banda di persone che fanno tre o quattro colpi insieme e poi si separano. La mia banda nasce come una comune del terrore. I suoi componenti perdono l’identità per riuscire a fare i soldi per espatriare. Poi volevo un nome che restasse in mente e identificasse la banda. Come se dicessero: siamo noi, vi sfidiamo, ma saremo tanto bravi che non riuscirete a prenderci. E infatti non sono gli sbirri a trovarli. Rispetto a Darko, ho incontrato nella realtà un accento slavo… ma lo aveva un italiano. Perché l’opinione comune è che i colpi in villa siano opera di stranieri, ma non è così».
Giovedì 2 ottobre, ore 18.00, Casa Melandri, via Ponte Marino
«La prima volta che mi è stato chiesto di scrivere una nota biografica di presentazione, da accompagnare al mio romanzo, sono quasi caduta in depressione. Sono un’esordiente con la sensazione di avere un curriculum vitae dalla stessa stimolante varietà di quello che avrebbe potuto scrivere un nanetto di gesso da giardino». Eppure Serena Stanghellini, autrice del romanzo ‘L’avvocata’ (Edizioni del Girasole, 2014), alla fine è riuscita a raccontarsi. Così: «Odio gli aforismi e non guido in autostrada, non sono puntuale e rido un po’ a sproposito quando sono nervosa. Ho un pessimo senso dell’orientamento e sono un tantino dislessica. Però mi piace molto leggere. Sì, leggo molto e di tutto un po’. E sono orgogliosa del metodo schizofrenico e bulimico con il quale seleziono le mie letture. La verità è che sono nata e ho sempre vissuto a Ravenna. Mi sono laureata in Giurisprudenza a Bologna e ho esercitato la professione di avvocato civilista per quasi vent’anni. Non ho fatto altro che scrivere atti giudiziari. Citazioni, memorie, comparse, istanze. Ma sono curiosa e mi piace osservare le persone, immaginare situazioni e fantasticare su ciò che vedo. Credo che questo mi abbia salvato la vita dalla modalità di scrittura – quella ‘legalese’ – più noiosa che esista al mondo. Oltre ad aiutarmi a capire che probabilmente avevo scelto il mestiere sbagliato, oppure io ero sbagliata per lui. ‘L’avvocata’ è il mio primo libro. L’ho scritto con la stessa gioia con la quale si va a una festa. O si fa sboccia da scuola. Come prendere una boccata di aria fresca. E niente mi è sembrato così facile, istintivo e divertente. Quasi naturale. In definitiva, sono un’esordiente con una nota biografica ridicola. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare».
Giovedì 2 ottobre, ore 18.00, Casa Melandri, via Ponte Marino
Tra gli scrittori italiani Massimo Carlotto (classe 1956) è uno fra quelli che con maggiore consapevolezza ha usato il noir come genere capace di raccontare le trasformazioni, anche nascoste, della società. Ma ogni definizione gli va sempre più stretta, come dimostra il suo percorso d’autore, che tende sempre più a una forma di romanzo oltre ogni genere, che si avvale del thriller e del noir senza limitarsi in essi. Scoperto da Grazia Cherchi, ha pubblicato il primo libro nel 1995 (“Il fuggiasco”, edizioni e/o). Sono seguiti, sempre per e/o, i romanzi “La verità dell’Alligatore”, “Il mistero di Mangiabarche”, “Le irregolari. Buenos Aires horror tour”, “QNessuna cortesia all’uscita”, “Il corriere colombiano”, “Arrivederci amore, ciao”, “Il maestro di nodi”, “L’oscura immensità della morte”, “Niente, più niente al mondo”, “Nordest” (con Marco Videtta), “La terra della mia anima”, “Alla fine di un giorno noioso” fino al recentissimo “Il mondo non mi deve nulla”. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato, con Francesco Abate, “Mi fido di te”. Sempre per e/o è uscito il romanzo storico “Cristiani di Allah”. Carlotto ha scritto anche molti racconti e drammi. Il suo personaggio più noto è Marco Buratti, l’Alligatore, detective ex carcerato, che forma un intero ciclo fino al 2009. Nel 2012, per Einaudi Stile libero, ha pubblicato “Respiro corto”, nel 2013 “Cocaina” (con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo) e, con Marco Videtta, i quattro romanzi del ciclo ‘Le Vendicatrici’. I suoi libri sono tradotti in molte lingue e ha vinto numerosi premi sia in Italia che all’estero. È stato ospite di GialloLuna NeroNotte nel 2007, con il recital “La terra della mia anima”, insieme a Ricky Gianco.
«Credo che il compito degli autori – ha detto Massimo Carlotto – sia attraversare il proprio tempo occupandosene. Il che significa dire delle cose ben precise: certo, fai delle scelte, scegli cosa scrivere e cosa non scrivere, ma è logico che se decidi di parlare di determinate cose, lo fai perché pensi di concorrere ad un cambiamento più vasto. Bisogna però avere sempre la consapevolezza e l’umiltà di comprendere che la letteratura da sola non può risolvere nulla».
Sabato 4 ottobre, ore 18.00, Casa Melandri via Ponte Marino
Classe 1961, milanese, Stefano Di Marino è uno fra gli autori più prolifici e amati della narrativa popolare italiana. Laureato in giurisprudenza, nel 1989 entra nella redazione della rivista di fantascienza “Urania”. Esordisce nel 1990 con “Per il sangue versato” (Mondadori), al quale seguono “Lacrime di Drago” (Mondadori, 1994), “Il cavaliere del vento” (Piemme, 2000), “Quarto Reich” (Piemme, 2002), “Ora Zero” (Nord, 2005) e innumerevoli altri romanzi di spionaggio, azione e avventura. Dal 1995 con lo pseudonimo Stephen Gunn firma la serie “Il Professionista”, che conta più di cinquanta episodi e guida le classifiche di Segretissimo Mondadori. Ora si è “lanciato” anche nei gialli classici, a partire da “Il palazzo dalle cinque porte” (Mondadori, 2014), in cui presenta un nuovo personaggio, Sebastiano ‘Bas’ Salieri (Di Marino ha già completato un secondo episodio); e “Tutti all’inferno”, con altri nuovi personaggi, dall’ex pugile Pietro Mai, all’ispettore di polizia Liana Sestini. Nel corso della propria carriera ha utilizzato una serie di pseudonimi, oltre a Stehen Gunn: Xavier LeNormand, Frederick Kaman, Etienne Valmont, Jordan Wong Lee, Alex Krusemark e Gilbert Oury. È lo stesso Di Marino a spiegare il perché, nel proprio blog: «Perché l’editoria italiana allo stato attuale non permette a uno scrittore Pulp di pubblicare continuativamente con il proprio nome italiano. La mia è una situazione forse anomala. Lavoro nell’editoria da vent’anni come consulente, redattore, editor, traduttore, autore, sceneggiatore. Come si dice I Know My Suff…». È ideatore e curatore della rivista digitale “Action” realizzata da dbooks.it edizioni; per Delos Digital scrive e coordina la collana “Sex Force”.
Si interessa di cinema e fumetti. Ha scritto saggi e curato collane di videocassette e dvd sul cinema d’azione e d’avventura. È stato maestro di Thai boxe, Kickboxing, Savate e Taiji. Alla passione per le arti marziali ha dedicato anche vari saggi e manuali.
Venerdì 3 ottobre, ore 17.30, Librerie Coop, Via Bussato (Centro Esp)
Ore 20.00, Mariani LifeStyle, via Ponte Marino 19